giovedì 15 dicembre 2011

Farsi l'andatura

Due poesie in prosa


Farsi l'andatura

lungostrisciando contro il muro di un magazzino riesco a guadagnare qualche millimetro di strada millistrisciando lungo un muro inciampando millimetro per millimetro correndo piano allungando più il passo della gamba strisciando appena millimetricamente di corsa però semprestrisciando radente rasentando il muro a rischio d'inciampare nei miei stessi piedi nella mia stessa corsa-risucchio all'ombra di un muro

  
   
A perdifiato

Stringi stringi i denti stringi il fiato coi denti non mollare mangia il fiato a bocconi che non vanno né su né giù come quando nella corsa si perde il fiato e tu mordilo tieni duro non pensare che lui si sia come attorcigliato a quel peduncolo che sta in gola proprio nel mezzo apposta per farti strozzare dagli corda dagli più corda allenta appena appena per mantenere il passo se no non ce la fai
lascialo uscire quel fil di fiato lascia che si divincoli come sa fare lui che si liberi una buona volta ecco tambureggiando più in fondo adesso si riprende il suo ritmo corre a pieni polmoni per tutti i prati del
e tu adesso riafferralo agguantalo forte avvolgilo ben bene intorno alle dita delle mani e dei piedi come un prestidigitatore fallo sparire dietro qualcosa un polsino o uno spiumio di colombe o un ventaglio di carte
annodalo alla tua lingua e tientelo ben stretto il tuo pezzo di fiato quello che ti hanno dato in sorte che se lo fila sempre qualcuno che non sei tu e se lo mangia pure e se lo sbocconcella e a un certo punto te lo taglia di net
e tu intanto masticatelo un po' anche tu fattelo a pezzi tra i denti tuoi tu per cominciare tritura ti si è annodata la lingua allora fumatelo mandalo in fumo
resisti se puoi quanto più puoi che il peggio deve ancora arrivare come uno strappo di qualcosa di cui non trovi più il capo non ne vieni a capo non vieni a capo di niente non puoi fare punto e a capo non puoi più andare a



(dicembre 1998, rivista Confini n° 5 col titolo Microprose metropolitane)

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