Tratto da La setta degli uccelli, Il corbo, Ferrara 2010
La visita di uno scocciatore impone allo scriba (che se ne scusa con il lettore), a lui e al suo treno di parole impone un ritardo e una digressione. E non poteva saltarla, tacerla, allora, la visita di quello scocciatore? Lui vi risponde, arguti lettori, che no. E perché mai? Si spieghi. Perché la visita suddetta, come voi sentirete, è la spia rossa, il segnale di massima allerta, accesosi nel suo cervello, di un evento da rabbrividirne, celato al presente. Lo dico?: il trionfo del ròbot. Anzi, qualcosa di più (e di peggio): la robotizzazione della nostra specie: la specie Homo sapiens. Sperimentata sulle blatte, per ora, la robotizzazione suaccennata. La normalizzazione (mi scuso per la cacofonia: da politichese, ripetuta) di Homo sapiens! Siamo infatti da classificare, noi specie Homo sapiens, come un lapsus naturae, si sa. Ma è terribile, ‘sto progetto. Rispondo: ma è ridicoloso, ‘sto fatterello. Cioè la visita dello scocciatore. Ed è ben recitato dal personaggio lo sketch da rabbrividirne: sicché sarà, vedrete, un intermezzo comico.
Ho concesso un’intervista a un domatore di scarafaggi. L’insensatezza di una tale frase è evidente, ma subdola. Avessi detto “domatore di pulci”, un minimo di credibilità quest’asserzione, forse umoristica, l’avrèbbe ottenuto, chissà. Ma “domatore di scarafaggi”. E nondimeno. E nondimeno, per suggestione del teatrino delle pulci e del regista in frack e cilindro che le governa, il detto intervistatore (da cabaret?, da satira?) acquista verosimiglianza, subdolamente. Sì, il lettore, tuttoché perplesso, va a finire che ci crede. Ci crede alla lettera. O non l’esclude a priori, che qualche circo abbia ‘sto numero in cartellone, il teatrino degli scarafaggi o blatte. Cosicché, “ho concesso un’intervista a un domatore di scarafaggi”, gli sembrerà una frase assurda, un’asserzione falsa, e, se si tratta di un’ironia, oscura. E il fatto, ne segue, impossibile, non scherziamo. Ma per un’altra ragione, che non il metter in dubbio ch’esistano, e che esercitino la loro arte, i domatori di scarafaggi. Ma sotto il tendone del circo, magnificati da mega-schermo! Ma non a casa d’uno scrittore, e che lo intervistino (per la tivù la radio le gazzette) i domatori di scarafaggi! È compito del recensore di libri, di chi sunteggia sul mio giornale le novità della narrativa, e non di un artista del circo, egli obietterà, intervistare, anche a domicilio, seduto al suo scrittoio, un qualsivoglia autore di successo. Ma di successo! Un romanziere importante! Uno di quelli seri: uno che ci va coi piedi di piombo a fare il pazzo sulle carte. Sicché, di lui, nessuno potrà dire: er hat einen Vogel. Eh, ha un uccello (nella testa). Sì, importante, e di successo. Sì, uno serio, professionale: e un virtuoso dei generi, un mago del pastiche, capace di cucinarmi un noir de haute cuisine. A mo’d’esempio, un noir con il ripieno rosa. Magari, un noir erotico e gastronomico.