Si
tende a dire che le scrittrici sono meno sperimentali degli scrittori, per
costituzione (femminile) più conservatrici, meno portate all'esplorazione,
all'avventura, al nuovo. C'è del vero, per questioni antropologiche e storiche.
Non
mancano tuttavia le eccezioni, come quella della celebre Virginia.
Mi è
già capitato, su questo sito e altrove, di citare per gli aspetti sperimentali Marosia
Castaldi (nel post Inventio) e il brillante caso della giovane Heather Mc Gowan (nel post Splendidi
tessuti).
Inoltre,
felice scoperta, sfogliando le opere delle ultime generazioni (italiane!) mi è
capitato d'imbattermi nella notevole originalità stilistica di Emmanuela Carbé.
(Mi scuso con le autrici che non ho letto, che non mi è accaduto d'incrociare
mai su riviste, antologie o nella grande e dispersiva rete, autrici che
sicuramente esistono, stanno sperimentando, stanno lavorando magari con risultati
interessanti ma che nessuno o pochi sono arrivati a conoscere.) Si sarebbe
detto che, soprattutto a causa del potente influsso conformistico del mercato
editoriale, oltre che per la situazione storica di particolare stallo,
immobilismo, riflusso, gli ultimi decenni non avrebbero potuto produrre grande
innovazione. Invece qualche fermento c'è, magari non proprio sotto i riflettori
offerti dalle maggiori case editrici, come dimostra l'ampia e articolata
antologia La terra della prosa,
curata da Andrea Cortellessa e uscita per i tipi dell'Orma (Roma 2014), che
pesca abbondantemente da medi e piccoli editori.