domenica 29 maggio 2016

Scrittore basic

Com’è che si diventa scrittori?
A quel che si dice, il noto binomio natura-cultura, se favorevole, costituisce una buona partenza. Il primo elemento sarebbe la predisposizione naturale, un minimo riconosciuta e coltivata fin dalla giovane età. E’ d’obbligo per la cultura intervenire in tempo a creare le condizioni sine qua non. Una cultura che ovviamente non sia solo erudizione, cumulo d’informazioni. E’ questo, in parte; ma anche lavoro su se stessi, confronto con le opere del passato e del presente, comprensione e, talvolta, ridimensionamento di sé.
Occorre quindi sviluppare, da parte del soggetto, un interesse a coltivare il proprio talento e, per questo, a mettersi in una relazione positiva con gli altri del passato e del presente, anche se conosciuti soltanto attraverso le opere.


Scritto il libro, dopo il più o meno lungo periodo di formazione, che può essere anche solitario, occorrono gli incontri.
Gli incontri decisivi sono almeno due, da quello che posso arguire. L’incontro con l’editore (o chi per lui: persona vicina a un editore che consenta il collegamento) e l’incontro con il critico (o chi per lui: personaggio noto, persona dell’ambiente giornalistico, pubblicitario, televisivo, cinematografico). L’editore può non essere decisivo. Sarà qualcos’altro a fare la differenza.
Qui giganteggia l’importanza del circuito mediatico.
La solitudine, formatrice (col suo distacco necessario per riuscire a prendere le dovute distanze critiche dal proprio tempo), si trova quindi agli antipodi rispetto alla necessità di trovare contatti, relazioni, alleanze, appoggi. Come se uno dovesse avere una lunga giovinezza per qualche motivo non conformista e il resto della vita invece molto inserito in ambienti che contano ai fini della visibilità.
Altrimenti le possibilità si riducono a un bivio: o artisti solitari o pubblicitari promotori di se stessi.
E' nel delicato, difficile momento d'incontro, nel tentativo d'inserimento all'interno della società letteraria sua contemporanea, che lo scrittore sarà oggetto di molte tentazioni, fino ad adeguarsi in tutto e per tutto e talvolta a rinunciare a un proprio stile.

Lo stile basic dello scrittore oggi come oggi, a mio parere, è la gabbia narrativa positivistica: narratore onnisciente, terza persona narrativa, osservazione dall'esterno del personaggio. Questo schema desunto dal romanzo ottocentesco, che pone come unico punto d'osservazione l'uomo scienziato/documentarista/fotografo osservatore del mondo, viene imposto a livello editoriale con intento semplificatore, per andare incontro ai gusti e alla cultura del lettore/consumatore, e a livello politico più profondo come soluzione definitiva e tombale rispetto alle innumerevoli ricerche, problematiche, insubordinazioni narrative del Novecento. Questo è il conformismo letterario del momento con cui ci dobbiamo confrontare.

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