Nel 2014 si è celebrato, senza molta enfasi, il centenario della nascita di un poeta rimasto clandestino nel Novecento, poco conosciuto. Pubblico qui qualche frammento di alcune sue poesie, tratte dal volume che vorrebbe riportare un po' di
giustizia e renderlo maggiormente noto (Emilio Villa, L'opera
poetica, L'orma editore, Roma 2014).
Mattina d'arancio e sorda
Fonda
mattina colore dell'arancio
che
frangia il visibilio delle ombre,
che non
scosta foglia o nota delle trebisonde,
che non
disgiunge sole da gelo, grato consiglio
che le
guardie notturne, apposta
in
borghese, le mani brutte d'olio
pesante,
le palpebre un po' accese,
lì tra
il lasco e il fosco vanno via:
e che
io vado a mettere le semenze dell'uragano
nella
terra dei vasi sul terrazzo, mortali
le
semenze dell'uragano, ci vuo spirito
dei
Lambri per disinfettarsi
e che
cospargere d'olio e di linosa i corridoi
congregamini,
mentre i postini preparano la posta
e
sfogliano a memoria volti e strade, poi…
fonda
mattina color d'arancio e stagno
è l'ora
che le signorine d'Italia escon dal bagno,
i cuori
s'accendono, uno per uno, presso i lavabi,
e alle
ringhiere battono i materassi, e sui veroni
l'acqua
urbana monta adagio
come
sarebbe bella l'angela di Thyatyra,
oppure
quella di Smirne, con le trecce giù,
e le
odierne vergini del cinema italiano
facessero
pipì sui marciapiedi
…